giovedì 23 giugno 2016

Ulisse, la statua della ragione e del canto


Ulisse la statua dell’uomo seduto che sta leggendo un libro su cui sta scritto “ragione e canto” e uscita dalla testa di io, Antonio Sartoris, nel dicembre 2010, si sentiva solo.  Ogni giorno era la stessa storia. Quando ogni mattino, più impegnato di quando facevo l’avvocato, arrivavo alla Fondazione Casa Delfino e passavo a salutarlo mi diceva quasi pianucolando: sono solo! Tutta la notte a Cuneo non c’è fuori anima viva! Mica potevo procurargli una compagna di bronzo magari con la borsa della spesa. “Ma, poi” gli dicevo “non è vero: sei il più frequentato e fotografato tra tutti i cuneesi. Non c’è bambino che non ti conosca che non si arrampichi sulla tua testa, che ti metta le dita nel naso, e le giovani coppie ti siedono in grembo, e amoreggiano con te.”

Cuneo è la città di Ulisse: cosa Ti lamenti? E venne il giorno della sua festa: Ogni anno nel mese di dicembre quando venne alla luce, la sua generatrice, la Fondazione Casa Delfino, festeggia la festa della Ragione ed invita un insigne ospite che in vita abbia “ragionato”.

Quest’anno (2012) per festeggiare il 2° compleanno di questa statua dedicata ad Ulisse, l’uomo che ragiona e canta, avvalendomi di una delle più brillanti figlie della ragione -la fantasia- ho invitato a partecipare alla festa il massimo teorico dell’illuminismo: il filosofo IMMANUEL KANT morto a Königsberg il 12 febbraio 1804.

     Ieri ho ricevuto da Lui questa lettera che trascrivo:



 “Cari amici di Casa Delfino, con grande piacere ho accettato l’invito del Vostro Presidente a partecipare alla Festa della Ragione.

Siete solo più voi che dopo la Rivoluzione Francese festeggiate “la Ragione”, quella della mia Età dei Lumi.

Purtroppo ragioni di forza maggiore mi impediscono di essere presente con il corpo,  ma il mio pensiero è tutto con Voi.

L’Illuminismo (l’età della ragione) è stata storicamente l’uscita dell’uomo da uno stato di minorità il quale è da imputare a lui stesso.  Minorità è l’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stessi è questa minorità se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi del proprio intelletto senza essere guidati da un altro.

Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza. Questo è il motto dell’Illuminismo e da quanto conosco, mi pare sia il motto della Fondazione Casa Delfino.

     La pigrizia e la viltà sono le cause per cui tanta parte degli uomini, dopo che la natura li ha da tempo affrancati da una direzione eterodiretta (sono divenuti maggiorenni per età naturale), rimangono tuttavia volentieri minorenni per l’intera vita e per cui rimane tanto facile ad alcuni erigersi a loro tutori! É tanto comodo essere minorenni! Se ho un libro che pensa per me, un direttore spirituale che ha coscienza per me, un medico che decide sulla dieta che mi conviene, ecc., io non ho più bisogno di darmi pensiero per me. Purché io sia in grado di pagare, non ho bisogno di pensare: altri si assumeranno per me questa noiosa occupazione. A far sì che la stragrande maggioranza degli uomini (e con esso tutto il bel sesso) ritenga che il passaggio allo stato di maggiorità, oltreché difficile, sia anche molto pericoloso, provvedono già quei tanti tutori che si sono assunti, con tanta benevolenza, l’alta sorveglianza sopra costoro.

  Dopo averli in un primo tempo istupiditi come se fossero animali domestici e aver accuratamente impedito che queste pacifiche creature osassero muovere un passo fori del girello da bambini (oggi, similmente voi avete la televisione commerciale) in cui le hanno imprigionate, in un secondo tempo mostrano ad esse il pericolo che le minaccia qualora tentassero di camminare da sole. Ora questo pericolo non è poi così grande come da loro si fa credere, poiché a prezzo di qualche caduta essi alla fine imparerebbero a camminare: ma un esempio di questo genere rende comunque paurosi e di solito distoglie la gente da ogni ulteriore tentativo...

Regole e formule, questi strumenti meccanici di un uso razionale o piuttosto di un abuso delle sue disposizioni naturali sono ceppi di un’eterna minorità…

Il pubblico può giungere al rischiaramento solo lentamente e facendo uso della libertà e precisamente della più inoffensiva di tutte le libertà, quella cioè di fare pubblico uso della propria ragione in tutti campi.

Ma da tutte le parti odo gridare: non ragionate! L’ufficiale dice: non ragionate, ma ubbidite! L’intendente di finanza: non ragionate, ma pagate! L’ecclesiastico: non ragionate, ma credete!

Qui vi è limitazione della libertà! Perché se vi sono molte operazioni che attengono all’interesse della comunità e possono esserci momenti e modi, che richiedono un’armonia sia pure artificiale di una società, qui ovviamente si deve obbedire. Tuttavia anche in questi momenti deve esser fatta salva la libertà della critica scaturita dalla libertà della cultura. Io dico che il cittadino obbediente non agisce contro il suo dovere se pur obbedendo, come essere pensante, studioso, manifesta apertamente il suo pensiero sulla sconvenienza o anche sull’ingiustizia delle imposizioni dell’autorità a cui la legge gli prescrive di obbedire.

...Con ciò avviandomi a concludere,  avvalendomi delle esperienze dell’età in cui sono vissuto vi segnalo la situazione paradossale in cui anche voi uomini del Vostro tempo state vivendo.

Un maggiore grado di libertà civile (ai vostri tempi non ci sono più i monarchi assoluti e i dittatori non hanno fatto una gran bella fine) sembra favorevole alla libertà dello spirito del popolo, e però pone ad essa limiti invalicabili (quali quelli dell’anarchia).

Tuttavia un apparente grado minore di libertà civile, al contrario offre allo spirito la spinta e spazio per svilupparsi con tutte le sue forze. Se dunque la natura ha sviluppato sotto questo duro involucro il germe di cui essa prende la più tenera cura, cioè la tendenza e vocazione al libero pensiero, questa tendenza e vocazione gradualmente reagisce sul modo di sentire del popolo per cui questo a poco a poco, diventa sempre più capace della libertà di agire, e alla fin fine opera addirittura sui principi del governo il quale trova che è nel proprio vantaggio trattare l’uomo, che ormai è considerato poco più che una macchina, in modo conforme alla di lui dignità.

Con questi pensieri speranzosi nel Vostro progredire quali successori di un vecchio filosofo del Settecento, porgo al festeggiato Ulisse, l’uomo che “ragiona e canta”, alla Fondazione Casa Delfino ed a tutti Voi presenti, i migliori auguri di prospero avvenire e tanti cari saluti        

il vostro devotissimo

IMMANUEL KANT



Dopo il passo lento dell’ “Aria di Cuneo”,  eseguito da un gruppo di fiati bene adatto al clima nordico di Cuneo, ho letto alla gente questa lettera durante la Festa della Ragione.

È evidente che la Fondazione Casa Delfino si associava agli auguri di Immanuel Kant, lo ringraziava assicurando che pur nei limiti della pochezza dei suoi mezzi materiali continuerà a stimolare anzi a scuotere la ragione umana. Ci riuscirà?





















 







[1] “Aria di Cuneo”, brano musicale composto da Roberto Nasi con dedica alla Fondazione Casa Delfino.

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